Articolo
Testo articolo principale

ANCONA – “Un tema che rappresenta una battaglia di civiltà”. Così l’assessora alle Pari opportunità Manuela Bora nel suo intervento alla seduta consiliare dedicata all’illustrazione del rapporto annuale sul fenomeno della violenza contro le donne nelle Marche.

LA VIOLENZA NELLE MARCHE – “La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale a tutte le società. Affonda le sue radici nella società patriarcale. – viene spiegato nel rapporto – Quando le donne hanno iniziato ad emanciparsi nel lavoro e nella società e ad occupare lo spazio pubblico, la situazione si è aggravata. Gli uomini hanno sentito il potere sfuggire di mano. E la violenza, che a volte sfocia nell’assassinio, è una delle conseguenze. Ma la rivoluzione culturale non si è ancora compiuta, la prova è nei numeri e nelle violenze che quotidianamente si consumano”. Secondo il rapporto, nel 2015 nelle Marche 392 donne si sono rivolte ai 5 Centri antiviolenza marchigiani. Complessivamente 275 donne hanno ricevuto accoglienza: 136 di tipo legale, 117 di tipo psicologico. Rispetto ai 392 contatti, nel 77% dei casi (303 donne) si tratta di violenza psicologica; nel 63% le donne hanno subito violenza fisica (247). In oltre la metà dei casi (252) pari al 59% le donne sono state prese in carico dai CAV, cioè accompagnate nel loro percorso.

MANUELA BORA – “Purtroppo – rileva Bora – solo il 31% delle donne che si sono rivolte nel 2015 ai CAV è occupata stabilmente, questo sta a sottolineare come al problema della violenza si sommano problemi di scarsa autonomia economica”. La violenza degli uomini contro le donne avviene in ambito familiare: per il 77% dei casi si tratta di un marito/fidanzato/convivente; per il 26% dei casi si tratta di un ex e nel 65% dei casi il maltrattante è italiano. Il report conferma la bontà del ruolo della “rete informale di vicinanza” e quello dei CAV, riconosciuti come riferimento protetto per acquisire informazioni, orientamento ed accoglienza nel difficile percorso di consapevolezza per la fuoriuscita dalla violenza.

I CENTRI ANTIVIOLENZA – Ad oggi sono 5 i centri e le case, di cui una di ‘emergenza a valenza regionale’, tre attive una per ogni territorio provinciale ed una inter-provinciale nel fermano-ascolano che verrà attivata entro l’anno. “Molto è stato fatto a partire dalla legge regionale n. 32/2008 che ha attivato politiche efficaci di contrasto alla violenza sulle donne con la costituzione dei centri antiviolenza. L’obiettivo ora è consentire la prosecuzione dei servizi nel 2016 resi dai Centri e dalle Case: negli ultimi due anni sono stati destinati al sostegno a centri e case oltre 715 mila euro, di cui circa 391 mila euro di fondi statali e oltre 324 mila euro di fondi regionali, importo triplicato rispetto alla dotazione storica veramente esigua”. 

COSA FARE ANCORA – Nonostante tutte queste azioni sono ancora troppo alti i numeri della violenza di genere. Per combattere questo fenomeno, molto fa la risposta che ha e dà la società. Il vero nemico è l’indifferenza. Per esempio, serve rivalutare i percorsi formativi e didattici, promuovendo il superamento degli stereotipi di genere attraverso una ‘educazione alla differenza’  lungo tutto il percorso scolastico, affinché la cultura che tenga conto delle differenze sia un valore aggiunto alle relazioni tra uomini e donne.

TAG: , , , , ,