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Fin dai primi giorni del sisma e per tutti gli otto mesi successivi abbiamo sentito parlare di “ricostruzione”, sebbene con varie accezioni e l’Assessore all’Ambiente della Regione Marche, Angelo Sciapichetti, ospite al Ciip di Ascoli, ha dichiarato che la ricostruzione, nelle zone colpite dal terremoto durerà almeno quindici anni. 

“La Regione Marche” – afferma Sciapichetti – “ ha riportato un grado di distruzione talmente alto che può paragonarsi a quello dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale”. “La stessa politica regionale, non era assolutamente preparata ed ora deve essere totalmente rivista”.

“Obiettivo principale da raggiungere nei prossimi mesi” – sottolinea Sciapichetti – “è riportare le migliaia di persone sfollate al loro posto, per combattere il fenomeno dello spopolamento, che sembrava inarrestabile già prima del sisma”.  Ma ciò comporta il superamento di numerosi step, e bisogna necessariamente ripartire pensare a diversi rimedi.

LE CASETTE PREFABBRICATE

Un primo rimedio – temporaneo – per far tornare le famiglie nei luoghi colpiti dal sisma sarebbe l’istallazione delle famose casette prefabbricate, che, è ormai noto, tardano ad arrivare. Dalla Regione Marche fanno sapere che sono già state ordinate circa 1.863 casette, le cui consegne non sono ancora avvenute poiché i comuni colpiti hanno difficoltà ad individuare le nuove aree da urbanizzare dove installarle.

Difatti, ad oggi, ci sono ancora Comuni che non sono riusciti nemmeno individuate aree adeguate dove eseguire le opere di urbanizzazione per poi installare le abitazioni prefabbricate, stante le molte difficoltà alle quali stanno facendo fronte. L’esempio è quello della Val Nerina, la cui morfologia del territorio è completamente cambiata a seguito della scossa del 30 Ottobre scorso. Ad ogni modo la Regione, assicura Sciapichetti, conta di ultimare tali consegne almeno entro il prossimo mese di Ottobre.

L’ASSEGNAZIONE DI CASE POPOLARI ALLE FAMIGLIE TERREMOTATE

Altro rimedio pensato per far ottenere, in breve tempo, una casa a chi l’ha persa è acquistare alcuni degli immobili invenduti nei Comuni dei territori colpiti. Ciò comporterebbe anche un aiuto alla crisi edilizia di questi ultimi anni, e cosa molto più importante, non andrebbe a peggiorare il fenomeno della cementificazione del suolo, recuperando aree già cementificate.

Il progetto è quello di acquistare almeno 1.000 appartamenti con finanziamenti Statali – di cui 650 sono già stati acquistati – per poi adibirli a case popolari e consegnarli all’ERAP che provvederà all’assegnazione alle famiglie sfollate a causa del sisma. Ma il rimedio non può essere applicato a tutti indistintamente, altrimenti si andrebbe a favorire lo spopolamento dei piccoli borghi colpiti col rischio di distruggerne irrimediabilmente l’economia.

LA RICOSTRUZIONE LEGGERA

Altro tema molto dibattuto è quello della ricostruzione cd “leggera” che stenta a ripartire. Ciò interessa tutti coloro che all’esito dei sopralluoghi da parte dei tecnici del Comune hanno ottenuto la classificazione di CATEGORIA B dei danni della propria abitazione. La legislazione prevede che gli interventi su tali edifici, siano approvati dall’Ufficio per la Ricostruzione, presentando l’apposita documentazione entro il 31 Luglio 2017.

Quali sono gli adempimenti per ottenere il via dall’Ufficio per la Ricostruzione? Il cittadino la cui abitazione è classificata con categoria B deve scegliere un tecnico di sua fiducia che rediga il progetto dell’intervento, deve scegliere una banca dove aprire un apposito conto per ricevere il finanziamento da parte della Regione per l’intervento e deve ottenere il preventivo di tre ditte edili a sua scelta, dalle quali sceglierà il preventivo più economico. Il tutto andrà presentato all’Ufficio per la Ricostruzione, il quale, accertata la presenza di tutti i requisiti approverà il progetto.  Da lì, entro 6 mesi l’abitazione sarà rimessa a posto.

Su circa 70.000 ordinanze emesse per gli edifici rientranti nella categoria b, però, ad oggi sono giunte appena 100 domande all’Ufficio della Ricostruzione, tanto da spingere la Regione ad interrogarsi sulla necessità di una proroga dei termini.

LA RICOSTRUZIONE PESANTE: IL PROBLEMA DELLE MACERIE

Infine, la più lunga e la più difficile è la ricostruzione cd. “pesante”, ossia tirare su gli edifici dai luoghi dove adesso ci sono solo macerie. E proprio le macerie sono il problema che più impegna la regione in questo momento. Per renderci conto della dimensione – effettiva – della questione basti pensare che ad oggi sono state portate via dalle aree interessate 5.000 tonnellate di macerie, ma, secondo i piani macerie che i comuni stanno presentando proprio in questi giorni, ci sarebbero da rimuoverne ancora circa 700.000 tonnellate.

Non solo la Regione ha dovuto organizzare tutto il sistema di stoccaggio, che attualmente, assicura lo stesso Sciapichetti, ha raggiunto la completa efficienza. Ad oggi due sono i siti deputati. Uno presso Monteprandone, gestito da Piceno Ambiente che raccoglie le macerie provenienti dalle Provincie di Fermo ed Ascoli Piceno, mentre, l’altro a Tolentino e San Ginesio, gestito da Cosmari che raccoglie le macerie provenienti dalla provincia di Macerata.

LA DECRETAZIONE POST-SISMA PER LA RICOSTRUZIONE

Infine, in risposta alle polemiche sviluppatesi attorno al tema della ricostruzione, l’assessore Sciapichetti è tornato a sottolineare la novità di alcune delle previsioni legislative inserite nella decretazione post – sisma. In particolare ha sottolineato il finanziamento al 100% sui danni riportati dalle seconde case, il contributo per l’autonoma sistemazione e i 1.500 euro  di finanziamento per chi ha dovuto effettuare un trasloco. Tutto ciò, assieme ai tanti impegni assunti dalla Regione Marche, dovrebbe, a detta dello Sciapichetti, far sperare che il peggio sia passato per guardare al futuro con un po’ di speranza.       

  

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