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È stato illustrato, in occasione di una conferenza stampa di fine anno, il bilancio delle attività promosse e realizzate dal Consorzio Tutela Vini Piceni. Oltre alla serie di successi determinati dall’unità che contraddistingue i 44 soci, sono stati comunicati alcuni eventi che nel 2018 si susseguiranno in occasione del 50° anniversario del primo disciplinare della denominazione di origine controllata del Rosso Piceno.

Sono intervenuti il vicepresidente della Regione Marche nonché assessore all’Agricoltura Anna Casini, il presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni Giorgio Savini e alcuni membri del consiglio di amministrazione come il vicepresidente Paola Cocci Grifoni – responsabile legale della Tenuta Cocci Grifoni di Ripatransone – e il direttore Armando Falcioni.

Consorzio Tutela Vini Piceni

Armando Falcioni, il primo ad intervenire, ha raccontato brevemente la storia e l’evoluzione del Consorzio Tutela Vini Piceni. Ha spiegato che la produzione enologica del Piceno ha raggiunto negli ultimi anni numeri e risultati notevoli. Tale successo è stato possibile perché si è deciso di puntare in maniera coraggiosa su vini provenienti da vitigni autoctoni.

L’audacia insieme alla ferma volontà di creare una rete salda e competente ha spinto diversi imprenditori  a unirsi per perseguire un obiettivo primario: valorizzare, tutelare e vigilare le denominazioni “Offida” DOCG nelle tipologie Pecorino, Passerina e Rosso, poi Falerio DOP anche nella tipologia Pecorino e infine Rosso Piceno DOP anche nella tipologia Superiore. Nel 2002, allora, è germinato il Consorzio, oggi fermamente sostenuto dalla Regione Marche che lo aiuta ad intercettare i bandi nazionali utili per reperire fondi.

Attualmente il Consorzio Tutela Vini Piceni è composto da 44 soci ordinari, ma nel 2018 se ne aggiungeranno di nuovi. Inoltre, se si tiene conto anche dei viticoltori il numero è destinato a salire a circa 800. Le aziende del Consorzio coprono un territorio piuttosto ampio che va da Monsampolo a Monte San Pietrangeli. Tutti i soci si occupano di viticoltura, vinificazione e imbottigliamento. Ogni componente ha degli obiettivi che si impegna quotidianamente a curare e a tutelare in maniera coesa:

  1. promuovere e valorizzare le DOC e DOCG del territorio, controllando che vengano prodotte nel rispetto del disciplinare;
  2. allargare il consumo e l’esportazione verso paesi terzi utilizzando lo strumento OCM;
  3. informare e coinvolgere il consumatore poiché la produzione di qualità accresce il suo valore solo in presenza di un consumatore consapevole.

2017: il trend è positivo

In maniera corale e con sincero orgoglio hanno illustrato il bilancio positivo del 2017 Giorgio Savini, Anna Casini e Paola Cocci Grifoni. La forza del Consorzio Tutela Vini Piceni, hanno spiegato a turno, risiede nella volontà di preparare il terreno per un costante ricambio generazionale, preservare la qualità, favorire l’innovazione e sostenere la professionalità a costo di diventare garanti gli uni degli altri.

Savini ha sottolineato in più di un’occasione: il Consorzio sin dalla sua origine ha voluto fare dello stare insieme un punto di forza. Come dicono i saggi, “da soli si arriva prima, ma insieme si arriva lontano”. Il primo collante è dunque il desiderio vigoroso di rimanere uniti a favore della collettività e non del singolo produttore.

I dati, poi, parlano chiaro. Il trend è positivo. Quest’anno il Consorzio ha investito circa 1 milione e 400 mila euro per la promozione verso paesi terzi come gli Usa, la Cina e il Canada, utilizzando lo strumento OCM. La vendita di conseguenza è balzata a quota +47%. 

Inoltre ha messo a frutto 800 mila euro per prendere parte a manifestazioni nazionali ed europee come Vinitaly. L’effetto? Nella classifica dei vini italiani più venduti, al secondo e al quarto posto risultano rispettivamente la Passerina e il Pecorino.

Il Consorzio Tutela Vini Piceni ha cercato di ampliare la propria utenza includendo anche produzioni biologiche, le quali al momento risultano il 70% in più rispetto al panorama nazionale.

Il fatturato è intorno ai 50 milioni di euro di cui il 50% legato all’esportazione.

Il Consorzio al momento rappresenta l’85% della produzione della DOCG Offida e della DOP Falerio ed il 78% della DOP Rosso Piceno. Per le prime due il Ministero ha anche autorizzato il Consorzio a promuovere attraverso il sistema erga omnes.

Il Rosso Piceno

Il 2018 sarà poi l’anno del Rosso Piceno che festeggerà 50 anni da quando, nel lontano 1968, è stato dichiarato DOC. Le iniziative si susseguiranno in maniera festosa col desiderio di far conoscere un prodotto pregevole oltre i confini del nostro Bel Paese.

Come hanno spiegato: “La DOC Rosso Piceno è la prima nata sul nostro territorio. Ne abbiamo notizia fin dall’antichità e il suo nome si fa risalire proprio alla popolazione preromana dei Piceni. Si tratta di una DOC prestigiosa, istituita dal Disciplinare nel 1968 e poi modificata successivamente. La sua tipologia Rosso Piceno Superiore si produce in una zona circoscritta: soltanto 13 comuni della provincia di Ascoli Piceno sono infatti ammessi. Si differenzia dalla DOC Rosso Piceno per un ulteriore periodo di affinamento in legno che arricchisce il vino di sentori e profumi ancora più intensi e sfaccettati, donandogli un carattere unico. La sua origine e l’impiego in blend di Montepulciano e Sangiovese fanno di questo rosso il principe del territorio piceno, che da sempre è vocato alla produzione di questi vitigni“.

 

 

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