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Quando si parla di crisi idrica occorre avere chiaro il quadro della situazione attuale: dopo gli eventi sismici il totale delle portate delle sorgenti è passato da circa 1200 litri secondo prima del sisma a 750 litri secondo nell’arco di 2 anni, con una diminuzione media di oltre il 37% e la sparizione di alcune sorgenti minori e il dimezzamento della sorgente principale di Foce di Montemonaco, passando da circa 500 a 220 litri secondo.

I numeri arrivano direttamente da una nota ufficiale del Presidente dell’AATO 5 Marche Sud Sergio Fabiani, che interviene sull’emergenza in atto. “Il graduale impoverimento delle sorgenti, associato a seri danneggiamenti degli acquedotti a seguito del terremoto, hanno portato nell’autunno del 2017 a dichiarare lo stato di allarme codice rosso nei territori delle province di Ascoli Piceno e Fermo dell’ATO 5”.

Da qui la chiusura notturna dei serbatoi decisa dalla Ciip a partire da lunedì scorso, 14 gennaio, che ha fatto scattare la collaborazione tra AATO, Gestore e Protezione Civile Regionale e Nazionale, per definire percorso tecnico e amministrativo per superare la crisi idrica.

Crisi idrica, come superare l’emergenza

Sono stati dunque definiti degli interventi urgenti necessari a superare lo stato di crisi. Si tratta di circa 5,2 milioni di euro per interventi infrastrutturali per impianti di soccorso (Castel Trosino, Fosso dei Galli e Montemonaco) a cui si aggiungono circa 600 mila euro per la gestione dell’emergenza (energia elettrica, manutenzioni straordinarie e materiali).

Il tutto si tradurrà in un’apposita ordinanza della Protezione Civile di imminente emanazione, dove oltre a venire dichiarato lo stato di emergenza idrica verranno finanziati gli interventi sopraindicati, specificando tempi e modi per attuare gli stessi, fa sapere Fabiani. 

“Una novità importante per il Piceno. È arrivata – ha riferito la vicepresidente Anna Casini durante la presentazione di ieri in Regione del Bilancio 2019-2021 – la bozza del documento che il presidente Ceriscioli dovrà sottoscrivere per utilizzare circa 5 milioni di euro nazionali destinati alla ricerca di nuove falde acquifere, dopo che il terremoto ha spostate quelle esistenti. Saranno gestite dall’Ato e serviranno a fronteggiare l’emergenza idrica innescata dal sisma sul territorio”.

Perché lo stato di crisi

Tutto è da far risalire al terremoto che ha duramente colpito i nostri territori, portando con sé anche lo sconvolgimento di tutto il sistema acquedottistico, sia in termini di pesanti danneggiamenti alle strutture (tubazioni, centrali, ponti e gallerie) che, ancora più preoccupante, all’intero sistema di rifornimento rappresentato dalle sorgenti, che sono localizzate proprio nelle aree dell’epicentro del terremoto, tra Arquata del Tronto e Montemonaco. 

Dall’agosto del 2016 si è assistito ad una graduale diminuzione delle portate delle sorgenti dovuta a fenomeni geologici e sismici: le sorgenti non vengono più rifornite come prima, le acque seguono altri percorsi sotterranei.

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