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Post sisma, da un’indagine effettuata nell’ambito del progetto Terre di Ricerca, portato avanti dal gruppo di ricerca T3, formato da ricercatori dell’Università di Urbino Carlo Bo, e dalla rete di cittadini e attivisti di Terre in Moto Marche, è emerso che dal 2016 le Marche hanno perso 18.441 residenti, 10.136 dei quali dall’area del cratere sismico.

Da questa ricerca è emerso un quadro a tinte fosche, dove i cittadini si sono rivelati sfiduciati nella ricostruzione futura: il 94% delle persone intervistate non crede, infatti, di poter tornare alla propria vecchia vita e che i paesi gravemente colpiti torneranno mai in piedi.

Il malcontento generale parrebbe sia dovuto, in primis, alla scarsa fiducia nell’operato delle istituzioni e alla lentezza nella ricostruzione.

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Post sisma, i dati sullo spopolamento

Dall’indagine, curata in particolare da Nico Bazzani ed Elisa Lello, sono emersi dati scoraggianti: lo spopolamento marchigiano, che era già in atto nel triennio antecedente al sisma, ha subito un’accentuazione, specie nella zona del cratere, del 170%. Dopo le scosse, tuttavia, lo spopolamento ha iniziato ad interessare in maniera massiccia tutto il territorio regionale, passando dal precedente -0,1% al -1,2%.

L’analisi ha sottolineato, poi, che i comuni più colpiti erano sottoposti a dinamiche di flessione demografica considerevoli anche prima del 2016, ma dopo gli eventi sismici questo calo è raddoppiato, in consistenza e intensità.

Ovviamente, a incidere in negativo è anche il fattore economico: le fasce d’età più colpite sono state quelle adulte e mature, in particolare persone che vivono da sole.

Spopolamento post sisma, il peso delle migrazioni

Sullo spopolamento ha inciso anche il peso delle migrazioni, interne ed esterne alla regione; dal rapporto stilato si legge che “nel cratere il bilancio migratorio negativo ha pesato per il 16% sulla perdita di abitanti registrata nel 2017 (-671 su -4.169) e per il 14,4% nel 2018 (-512 su -3.548).

Sempre nel 2018, a livello dei comuni classificati con più danni, il peso del bilancio migratorio negativo sulla perdita di popolazione è stato nel complesso del 35% con l’incidenza più elevata nell’ascolano (48%), dove una persona persa ogni due è da imputarsi all’emigrazione, seguita da quella del maceratese (34%), dove il rapporto è di uno a tre”.

I ricercatori si sono serviti anche di un questionario, sottoposto a 1.136 residenti nei comuni del cratere, che vi abitano ancora o che si sono spostati in seguito al terremoto. Da questa indagine, è venuto fuori che un quarto degli intervistati (25,3%) si è trasferito fuori dal comune in cui viveva prima del sisma, in maniera temporanea o non; di questi, solo un terzo pensa di tornare a vivere nella vecchia casa dopo aver sanato l’inagibilità.

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