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Violenza sulle donne, oggi ricorre la Giornata internazionale istituita dall’Onu 21 anni fa. Da quel momento, la società è fortemente cambiata e un elemento ha pervaso in maniera esponenziale le nostre vite: la dimensione dei social network.

La violenza di genere, a differenza di più di due decenni fa, viene perpetrata anche telematicamente e, in particolare, nell’ultimo periodo l’applicazione di messaggistica istantanea russa Telegram ha iniziato ad ospitare fenomeni negativi, tra cui quello conosciuto come Revenge Porn, ovvero la condivisione non consensuale di materiale pornografico, sovente come vendetta personale a seguito del termine di una relazione.

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Violenza sulle donne, l’inchiesta di PermessoNegato

Sul tema della pornografia digitale l’Associazione PermessoNegato ha condotto un’inchiesta, raccontata in un report dal titolo Lo Stato dell’Arte del Revenge, che analizza situazioni spiacevoli che in Italia si sono svolte su Telegram. Da questa indagine, è emerso che esistono 89 gruppi che condividono materiale pornografico non consensuale con oltre 997 mila iscrizioni

Prevedibilmente, la quarantena forzata e il Covid-19 hanno portato alla crescita del fenomeno, che interessa praticamente tutte le classi sociali e individui delle età più disparate. Anche il materiale che circola in questi canali è vario: da riprese consensuali di rapporti intimi (che dovrebbero rimanere private), a foto e video rubati da telecamere nascoste; purtroppo, non mancano riprese di veri e propri stupri. PermessoNegato spiega che sono gli iscritti stessi ai gruppi a incoraggiare gli altri a caricare continuamente nuove immagini e nuovi video, in modo tale che queste chat si autoalimentino. Non è poi così raro che le immagini siano accompagnate da dati personali della malcapitata, tra cui anche l’indirizzo e-mail, il contatto Facebook o il numero telefonico. Altro lato terribilmente inquietante di questa realtà è quello pedopornografico: i minori vengono molte volte adescati in cambio di denaro o ricattati.

PermessoNegato evidenzia, oltretutto, che mentre è più difficile commettere effrazioni su piattaforme come Facebook, Telegram meglio si presta a nascondere e infangare materiale o eventuali prove, evitando anche di collaborare con la Polizia e le autorità preposte.

Violenza sulle donne, come Facebook tutela i propri utenti

Facebook tende, invece, a combattere il fenomeno della violenza telematica sulle donne tramite un programma che miri a tutelare le persone che temono la diffusione di immagini e materiale strettamente personale. Il programma, chiamato Programma Pilota, identifica una copia protetta di immagini e video segnalati, impedendo che vengano condivisi su Facebook, Instagram o anche Messenger.

La persona che si sente minacciata può contattare una delle organizzazioni collegate al Programma Pilota – tra cui in Italia proprio PermessoNegato – per ottenere assistenza. La prassi è snella: dopo la compilazione di una serie di moduli, la persona interessata riceverà un link dove poter caricare e inviare il proprio materiale a Facebook, che ne bloccherà la diffusione dopo averlo messo al vaglio di una commissione di esperti.

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