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Per non dimenticare il terrorismo, per non dimenticare gli anni di piombo: soprattutto per non dimenticare le 381 vittime della lotta armata. Oggi a Staffolo, comune in provincia di Ancona, è stato inaugurato un Muro della Memoria. Il primo della storia dedicato alle vittime del terrorismo.

Il Muro delle vittime del terrorismo

E’ lungo 8 metri ed è formato da 8 lapidi che riportano i nomi delle 381 vittime del terrorismo e delle stragi degli anni di piombo. Ai piedi del muro c’è una installazione in bronzo in ricordo del carabiniere Domenico Ricci, originario di Staffolo, scorta e autista di Aldo Moro. Morto a 44 anni nella strage di via Fani del 16 marzo del 1978. E proprio Giovanni Ricci, figlio dell’appuntato, ha inaugurato muro e monumento nella cerimonia di inaugurazione. Cerimonia che si è aperta con la lettura del messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

 

Presenti i vertici della Fervicredo (Associazione Feriti e Vittime della criminalità e del dovere)

“Per noi è un dovere e un onore essere qui. – ha affermato il segretario Paolo Petracca – Vogliamo ringraziare anche il Comune di Staffolo, perché è fondamentale che proprio un’amministrazione pubblica indichi la strada del ricordo e della celebrazione delle nostre Vittime. Via Fani, ma anche tutti gli altri luoghi simbolo della barbarie che negli ‘anni di piombo’ sconvolse il Paese. Il ricordo di ognuna di quelle persone meravigliose, deve essere un monito, ma non un pensiero oscuro che annienta, bensì un faro luminoso che indica la strada giusta da percorrere evitando gli errori del passato”.

Laura Apolloni (una delle vittime del Bataclan), Giovanni Ricci (figlio dell’autista di Aldo Moro morto nella strage di via Fani) e Paolo Petracca (segretario della Fervicredo)

“La violenza – ha aggiunto Mirko Schio, presidente della Fervicredotraccia nell’anima solchi di dolore non più appianabili, ma il ricordo, scolpito in maniera indelebile sull’incrollabile muro della memoria, è ciò che dà costantemente forza al nostro agire. La ferocia si abbatte come macigno insostenibile su di noi, ma quella stessa pietra rappresenta il muro che possiamo scalare, risalendo faticosamente verso nuova vita. Quel muro sarà ‘portante’ della nostra coscienza di donne e uomini, di cittadini che rifiuteranno con consapevolezza ogni forma di criminalità. Ecco, quando penso all’idea del ‘muro’, simbolo scelto per lo straordinario monumento inaugurato oggi a Staffolo, è questo che mi sovviene alla mente. E non posso che esaltare, a nome mio e di tutte le Vittime che ci onoriamo di rappresentare, la grande sensibilità di chi ha voluto fare questo tributo”.

Chi è Mirko Schio

 

Mirko Schio aveva 23 anni  ed era un agente della Polizia di Stato. Rimase ferito in un agguato della famigerata Legione Brenno durante un giro di pattuglia a Marghera, nel 1995. Da allora è in sedia a rotelle. “Non cammino più, ma sono vivo”, ripete spesso.

 

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