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Catasto – Il presidente del sindacato datoriale UNSIC è intervenuto sulla riforma del fisco, che comprende anche quella del catasto, inserita nel cronoprogramma del PNRR (Piano nazionale ripresa resilienza).

“La riforma del catasto che ci chiede l’Europa – afferma Domenico Mamone, presidente della UNSIC – è illogica per almeno quattro motivi.

Il primo: l’aumento degli estimi coinciderebbe con il lungo periodo di crollo del valore di abitazioni e locali commerciali, sempre più danneggiati dal commercio elettronico. Il mercato immobiliare, che in futuro soffrirà anche il decremento della popolazione, ne uscirebbe a pezzi. Ciò renderebbe più poveri gli italiani, per i quali il mattone resta la primaria ricchezza.

Il secondo: aumentare la tassazione sugli immobili, a cominciare dall’Imu sulle seconde case detenute da un italiano su cinque, accentuerebbe la desertificazione dell’entroterra e delle zone montane del nostro Paese. Marche comprese. Un fenomeno che avrebbe ricadute negative anche sul turismo.

Il terzo: l’aumento del prelievo fiscale penalizzerebbe le nuove generazioni che erediterebbero immobili cui spesso non sono in grado di provvedere economicamente. Perchè oggi, a differenza dagli anni Sessanta, molti figli non riescono a eguagliare i genitori per qualità del lavoro e per reddito.

Il quarto: l’aumento della tassazione interverrebbe in una crisi economica determinata dal periodo pandemico ancora in essere. Inoltre con la riforma catastale varierebbe anche l’Isee, con pesanti ripercussioni sociali: si pensi alla mensa scolastica o alle tasse universitarie”.

Catasto e case: il pensiero di Giuseppe De Rita

L’ultima variazione del valore catastale degli immobili risale al 1989, ad un periodo, cioè, in cui il mercato immobiliare era assai prospero e offriva elementi di grande certezza.

Il sociolo Giuseppe De Rita

Giuseppe De Rita, fondatore del Censis ed ex presidente del Cnel, è intervenuto sulla tassazione della casa in una intervista rilasciata a La Repubblica.  Ha sostenuto che l’abitazione è il fondamento della convivenza, della stabilità e del radicamento, per cui è anche un tabù: dunque “guai a chi la tocca”. Ha anche aggiunto che l‘Imu è la tassa più odiata, una patrimoniale di fatto. Il sociologo è convinto che la distanza tra poveri e ricchi non si riduce tassando le case: “la destra rifiuta tassazione e patrimoniale – ha spiegato – mentre la sinistra guarda all’attività fiscale per riequilibrare la distanza tra poveri e ricchi. Anche se oggi questa distanza passa per il digitale, la finanza internazionale, i risparmi collocati all’estero. Ma niente, a sinistra vince la vecchia e radicata abitudine che per far piangere i ricchi bisogna tassare. E alla fine piangono anche loro”

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