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Viaggiare dopo due anni di pandemia, circa 23 milioni di italiani tra i 18 e i 74 sono intenzionati a partire nel periodo estivo. L’Osservatorio Confturismo riscontrano ottime premesse per il turismo. 

Viaggiare, 23 milioni di italiani pronti a partire

I dati dell’Osservatorio Confturismo di fine aprile sulla prossima stagione estiva confermano la voglia di tornare a viaggiare. L’indice di propensione al viaggio torna allo stesso livello pre-pandemia a 67 punti (su scala da 0 a 100). Il tutto in uno scenario caratterizzato da una certa “volatilità”. Solo 4 su 10 hanno già prenotato un viaggio, mentre per i restanti rimane per ora solo l’intenzione che probabilmente si tradurrà in prenotazione last minute. La corsa dell’inflazione e il caro energia frenano le scelte dei viaggiatori. Detto ciò, la spesa media prevista è fino a 1.080 euro per soggiorni di almeno una settimana. Poco più di 600 euro per chi viaggia con break di durata inferiore, da 3 a 7 giorni.

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha osservato che “dopo due anni di profonda crisi, il turismo sta tornando ai livelli pre-Covid. Le prospettive per l’estate sono positive anche se guerra, inflazione e caro energia preoccupano ancora fortemente. Per questo, le nuove misure di sostegno sono fondamentali anche per le imprese del turismo che è il settore da cui davvero può ripartire tutto il nostro sistema economico”.

Preferenza per il mare

In cima alla classifica delle preferenze di vacanza c’è il mare, seguito dalla montagna e dall’esperienza culturale in città e luoghi d’arte. In aumento anche il “raggio degli spostamenti”, che di norma è indice di una maggiore propensione alla spesa. Cira l’85% degli italiani sceglierà mete nazionali, in 6 casi su 10 al di fuori della propria regione, mentre il restante 15% programma un viaggio all’estero. Tra quest’ultimi, per più di due terzi, il viaggio sarà in Europa.

Location

Se ad aprile di un anno fa, per la vacanza estiva principale, il 34% degli intervistati optava per l’affitto di una casa, mentre il 26% sceglieva un albergo, oggi è l’esatto contrario. Il 31% andrà in una struttura alberghiera e il 21% in case in affitto. Superato quindi il timore di trascorre molto tempo in un contesto frequentato da altre persone che non si conoscono si riaffaccia l’attenzione per la comodità e il servizio, che in una struttura turistico ricettiva è di norma al centro dell’offerta.

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