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Acqua e fiumi, il loro rispetto “deve essere il punto di partenza“, il pensidero di Federico Varazi vicepresidente di Slow Food Italia. “La crisi idrica in corso potrebbe diventare la più grave della Storia e andrebbe affrontata in modo diverso, lavorando sulle cause e non solo sui sintomi. Infrastrutture solo dove servono, una rete di distribuzione più efficace e soprattutto meno sprechi. Ripristino di pratiche naturali per ripristinare la funzionalità ecologica del territorio e dei servizi ecosistemici. Limitare al massimo la dispersone dell’acqua”.

Acqua e fiumi, Slow Food: “Il rispetto punto di partenza”

L’Italia sta vivendo una delle peggiori estati a livello climatico. A luglio la temperatura ha superato la media di 2,26 gradi, mentre i primi sette mesi del 2022 sono stati i più caldi di sempre. Ha piovuto pochissimo e “male”. Tutte le principali riserve d’acqua sono in crisi e i fiumi in grave secca. Il 12 agosto a Stromboli in soli 15 minuti è caduta la stessa quantità di pioggia che cade in media sull’isola durante l’intero mese di maggio. Per non parlare degli incendi, più gravi ed estesi rispetto agli altri anni. Slow Food nella persona del suo vicepresidente F. Varazi lancia l’allarme, prima che sia troppo tardi.

A tutto ciò “dovremmo replicare piantando alberi che contribuiscono all’assorbimento dell’inquinamento e delle precipitazioni estreme. Dovremmo riprendere la pratica dei prati stabili (potenti strumenti contro la CO2). Costruire tetti verdi, aiuole, parchi, stagni o laghi. Ma anche strade sterrate e altre superfici permeabili in grado di assorbire velocemente l’acqua e rallentare il deflusso superficiale durante le piogge torrenziali. Dovremmo superare la visione tecnicistica e interventista novecentesca. Arrivare a riconoscere l’importanza e l’utilità della funzionalità degli ecosistemi, a partire da una maggiore attenzione alle falde. A patto che l’infiltrazione delle piogge nel suolo non venga ostacolata da interventi umani e dalla cementificazione dei suoli che prosegue a ritmo incessante”.

Messaggio alla politica

Nei programmi elettorali l’emergenza climatica non sembra essere tra le priorità. Non lo è stata in passato, quando l’ambiente è stato relegato a una fastidiosa appendice nei programmi politici o un tema da citare perché si doveva. Non lo è oggi, se i nuovi fronti politici indicano solo soluzioni di tipo “infrastrutturale” con strategie che rischiano di aggravare le prossime crisi e rallentare così il percorso di attuazione della transizione ecologica su cui siamo già in estremo ritardo. La verità è che al nostro Paese dell’acqua non sembra essere mai interessato nulla, se a fronte dei 550 mila chilometri di tubazioni idriche nazionali il 60% risale a 30 anni fa e il 25% a 70.“.

 

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