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Smartphone e tablet riducono la capacità di esprimersi dei bambini. Uno studio americano dimostra che il loro abuso genera cambiamenti strutturali nel loro cervello. Anche la funzione esecutiva, il processo di controllo sono state influenzate negativamente.

Smartphone e tablet, bambini a rischio espressività

Il prof. John Hutton, direttore del Centro per la scoperta di Reading e alfabetizzazione del Children ‘s Hospital di Cincinnati, ha condiviso dati allarmanti derivanti da un suo studio. I bambini che giocavano più ore con tablet o telefoni hanno unaminore strutturazione della materia bianca del cervello, in particolare nelle aree legate allo sviluppo del linguaggio. Più tempo un bambino trascorre con uno schermo, minore è il livello di linguaggio espressivo. Allo stesso tempo diventa minore la capacità di nominare gli oggetti e le sue abilità di alfabetizzazione. Il recente lavoro di Hutton si unisce così ad ulteriori studi che dimostrato conseguenze negative sullo sviluppo dei bambini di tablet, telefoni, computer e televisori.

I bambini giocano sempre meno

I bambini giocano sempre meno, soprattutto quelli spagnoli. Uno studio condotto da Psyma per l’Associazione spagnola dei produttori di giocattoli lancia l’allarme. I bambini giocano circa un’ora e mezza al giorno, e smettono di giocare prima. Sempre meno diffuso il gioco creativo. L’American Academy of Pediatrics raccomanda la promozione dell’alfabetizzazione e la sorveglianza di routine dello sviluppo durante le visite ai bambini sani per migliorare i risultati accademici, relazionali e di salute.

I pediatri stanno osservando nei bambini piccoli esposti a televisione, smartphone o tablet disturbi comportamentali e dell’apprendimento. Tra questi frustrazione, rifiuto dei limiti, ritardo del linguaggio. In generale esistono già delle linee guida. Nello specifico no a smartphone e tablet prima dei 2 anni, durante i pasti e prima di andare a dormire. Massimo un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni e massimo 2 ore tra i 5 e gli 8 anni. Queste sono le principali raccomandazioni della Sip, Società italiana di pediatria.

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