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Riusciranno i nostri eroi a tirar fuori il PD dalla sua crisi? Dipende da quale crisi stiamo considerando.
Un movimento politico ha tre ragioni esistenziali: il consenso, l’idealità e la funzione.
Nel migliore dei mondi immaginabili queste tre ragioni vivrebbero nello stesso partito in armoniosa unità. Nel nostro mondo imperfetto, invece, la tendenza è privilegiarne una a scapito delle altre. Per capirci: la DC seguiva il consenso, il PCI l’idealità. E la miriade di partitini, che ancora ci affliggono, la funzione, cioè creare, abbattere o condizionare i governi.

La crisi del PD

Ora, la crisi del PD è stata portata allo scoperto da un insuccesso elettorale. E già partiamo male, ché sarebbe stato meglio partire dalla crisi ideale, che pare non abbia preoccupato nessuno. E la funzione? Beh, perso il consenso e dimenticata l’idealità, si potrebbe recuperare almeno quella, magari lasciando il risultato a due cifre e tirando al magico e più agile 5%.
Perché no?

Ma forse la funzione della sinistra è stata un’altra, e qui devo essere crudo.
La vera funzione è stata, già dagli anni ’80, quella di raccogliere, in massa, i propri elettori, desiderosi di andare in una certa direzione, per portarli nella direzione opposta. Una impresa che ha richiesto tempo e metodo; apparentemente impossibile, resa possibile con una serie di scelte strategiche, studiate e sotto traccia.

Scelte strategiche che vado ad elencare.

Primo, non inseguire quelli che, sgamata l’inversione ad U, alla prima fermata, come me, sono scesi dal treno.

Secondo, imbarcare tipi improbabili che nulla avevano a che fare con la storia e la tradizione di sinistra.

Terzo, oscurare i finestrini del treno, perché non si vedesse dove sia andava a parare, aiutati, in questo, da quei media che, prima considerati ostili, sono diventati i principali sponsor dell’operazione.

Quarto, cancellare dal proprio lessico parole chiave e, con esse, la capacità di comprendere il reale.

Quinto, sostituire l’armamentario di slogan, sostituendo quelli sui diritti sociali con quelli sui diritti individuali.

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Consiglio ai compagni del PD di lasciare l’acquario sanguinolento del conformismo e del tirare a campare per scegliere l’oceano blu delle idee

Ma ora la realtà presenta il conto, al PD.

E già. Perché quel popolo così astutamente traghettato, una volta arrivato al capolinea, ha scoperto che la destinazione di arrivo non gli piace. E se fino ad ora, anche con molti mal di pancia, è rimasto a bordo è perché ha creduto, fino all’imbarazzante, alle sue classi dirigenti, più attente alle proprie carriere che allo scopo iniziale. E perché, comunque, aveva caricato sul treno un ingombrante bagaglio di speranza e storie personali.
Ma non va bene, e bisogna uscirne.

Qui vesto gli abiti a me congeniali di grillo parlante e mi lascio andare a consigli non richiesti. Primo fra tutti, quello di diffidare delle furbate, tipo cambiare nome e dirigenti o corteggiare le vecchie icone viventi, nel tentativo di raschiare il barile della nostalgia, alla musica patriottica di inni precongressuali, destinata a spegnersi alle prime scelte di fondo.

Perchè se la merce del negozio non si vende perché avariata, non basta rinnovare la vetrina.

Per cui consiglio ai compagni di sinistra di lasciare l’acquario sanguinolento del conformismo e del tirare a campare per scegliere l’oceano blu delle idee. Dato che tutto è cominciato dalla perdita della egemonia culturale.
Il capitale di idee di sinistra è troppo vero e necessario perché qualcuno non lo raccogliesse. È toccato alla destra sociale e, molto più propriamente, al Movimento 5 Stelle, ma poteva essere raccolto da chiunque.
E allora, compagni, ripartite dalle idee, che poi portano anche il consenso.
Idee nuove, con parole nuove che permettano l’analisi autentica di un mondo che è cambiato radicalmente. Sfruttate il patrimonio di competenze e relazioni di cui ancora disponete, accettate la sfida con i competitori-alleati. In altri termini, ripartite da zero.

Avete paura? E che forse non è partito da zero il movimento socialista? I passi da fare, sceglieteli voi, magari smettendola con le votazioni sbagliate in Parlamento. Lo so, roba che fa tremare le vene dei polsi, ma dovete tentare. Abbiamo troppo bisogno di un avvenire e di un sole.
E perdonate se la mia esperienza non mi permette di scommettere nemmeno un nichelino sulla vostra riuscita.
Però posso farvi i migliori auguri.
Auguri per niente ironici e, credetemi, sinceri.

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