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Il prof. Gaetano Rinaldi, presidente della sezione locale di Italia Nostra, ha scritto al sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti e al soprintendente Marche sud Giovanni Issini. Propone, Rinaldi, alcune riflessioni sull’utilizzo degli edifici pubblici del centro storico, quelli monumentali e quelli che custodiscono opere di valore artistico. Sottolineando che la loro fruizione deve rimanere pubblica, e non deve essere invece riservata a pochi privilegiati tramite il cd. housing sociale. O localizzandoci attività commerciali private di varia natura.

Il Presidente di Italia Nostra si riferisce, in particolare, all’ex Convento di San Domenico e all‘ex Convento dei Carmelitani (Caserma Vecchi) che l’Amministrazione Fioravanti vorrebbe destinare rispettivamente a ‘Residenza Intergenerazionale’ e ‘Residenza sociale’. Ma anche allo spettacolare Palazzo Saladini Pilastri nel quale il Sindaco vorrebbe (a quanto pare, scrive Rinaldi) ubicare un hotel, un ristorante etico e un poliambulatorio.

Riportiamo integralmente la circostanziata lettera del presidente di Italia Nostra – sezione William Scalabroni di Ascoli Piceno prof. Gaetano Rinaldi.

La lettera di Italia Nostra sezione di Ascoli Piceno

“Il  ruolo del Centro Storico di Ascoli Piceno e il processo di periferizzazione: riflessioni e proposte.

Come è noto il Centro Storico di Ascoli sta perdendo progressivamente la centralità rispetto al tessuto urbano cittadino. Questo sia a causa dello scivolamento ormai consolidato della residenzialità verso le periferie e in maniera più eclatante verso le aree costiere, sia per il progressivo decremento demografico. Aggravato, il decremento demografico, dalla fuga di gran parte dei giovani più dotati e meglio preparati che hanno concluso gli studi universitari.

Si sta cercando di porre fine a questo fenomeno facendo ricorso allo strumento della cosiddetta ‘abitazione o residenza sociale’. In pratica si trasformano edifici, in genere di proprietà pubblica e di prestigiosa struttura architettonica, in abitazioni da concedere in locazione con prezzi calmierati alle famiglie non in grado di pagare affitti eccessivi.

Dopo la destinazione ad ‘abitazioni e residenze sociali’  (nella terminologia inglese housing sociale) del prestigioso Palazzo Sgariglia e dei locali dell’imponente Monastero delle Suore del Bambin Gesù di Corso di Sotto, che ha determinato, specie per il primo edificio, l’utilizzazione a dir poco incongrua dei saloni di esemplare bellezza del piano nobile ricchi di affascinanti affreschi dove sembra siano stati addirittura sistemati dei servizi igienici, senza peraltro che questa utilizzazione abbia prodotto effetti positivi apparenti sulla rivitalizzazione del Centro Storico, ora si ripropone lo stesso schema per la utilizzazione dei fondi Pinqua, diventati nel frattempo fondi del PNRR.

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Ex Convento di San Domenico, affresco “Cristo in croce tra quattro angeli” di Nicola di Ulisse nell’antico refettorio (si spera sia ancora presente…)

In pratica, a quanto pare, si propone quanto segue

1) Un intervento di  ‘Abitazione o Residenza  Intergenerazionale’ per il complesso dell’ex Convento di San Domenico.

2) Un intervento di ‘Abitazione o Residenza Sociale’ per la Caserma Vecchi ex Convento dei Carmelitani.

3) Un intervento di ‘Abitazione o Residenza Sociale’ per i locali di Via Giusti, in atto utilizzati come sede di vari uffici comunali.

4) Un intervento, più complesso, per il Grandioso Palazzo Saladini Pilastri da far diventare centro del settore sociale con la realizzazione di un Albergo e un Ristorante Etico, un Poliambulatorio. E, probabilmente, di locali da destinare alle Associazione del Terzo Settore.

E’ evidente che non si può mettere in discussione la validità della funzione sociale delle previste destinazioni degli edifici utilizzati. Rimane solo il dubbio sulla efficacia degli interventi che verranno effettuati sull’avvio del processo di rivitalizzazione e sul rilancio del ruolo del Centro Storico.

Renzo Piano: come rivitalizzare i centri storici

A riguardo non appare inopportuno ricordare quanto sostenuto dal grande architetto sen. Renzo Piano su ciò che occorre fare per rivitalizzare i centri storici. Così si esprime, infatti, l’architetto: “Il punto è riportare in centro chi ama la musica, i libri, la pittura, costruendo auditorium, centri di ricerca, musei. E anche riportare in centro il lavoro, l’artigianato, la scienza, i mestieri d’arte”. E come indicato a più riprese dalla nostra Sezione creando laboratori, utilizzando i tanti edifici e le chiese in condizione di abbandono.

Proprio per questo vorremmo che sia prevista una fruizione pubblica almeno in parte degli edifici che verranno utilizzati per una prevalente funzione sociale. Per permettere un minimo conseguimento degli effetti positivi indicati dall’arch. Renzo Piano.

Le proposte di Italia Nostra

Così per il Convento di San Domenico si dovrebbe prevedere la fruizione pubblica almeno del Chiostro e dei locali contigui dove sono presenti, almeno si spera siano ancora presenti, importanti affreschi. Tra essi, quelli dell’artista senese Nicola di Ulisse, magari prevedendo la realizzazione del Centro di Studio e Documentazione della Pittura di Crivelli e dei Crivelleschi.

Per quanto riguarda i locali dell’antico Convento dei Carmelitani, ora ex Caserma Vecchi, è prevista opportunamente la realizzazione di un Polo Educativo di Eccellenza oltre ad alcune “residenze e abitazioni sociali”. In questo caso si dovrà comunque recuperare l’antico chiostro nella sua interezza restaurando gli affreschi ancora presenti sulle lunette. Affreschi realizzati nel 1600 da un artista dei Paesi Bassi rendendone possibile la fruizione pubblica.

Per il prestigioso Palazzo Saladini Pilastri è prevista fortunatamente la fruizione pubblica del giardino. Niente viene detto, invece, per quanto riguarda l’utilizzazione della Chiesa di Sant’Egidio, di cui, dopo un attento recupero, dovrebbe essere prevista, anche in questo caso, la fruizione pubblica. Individuando, comunque, una forma di utilizzazione che contribuisca a favorire  la rivitalizzazione del centro storico cittadino.

Naturalmente nessuna fruizione pubblica potrà essere prevista per i locali di via Giusti, privi di una particolare valore architettonico e storico. Rimane per questo edificio solo il problema della individuazione di un’altra sede dove trasferire gli uffici ora sistemati in questi locali.

E’ augurabile che nel veloce avvio dei lavori si tenga conto delle nostre proposte e riflessioni”.

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