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Sorgono, e sorgeranno, nuovi centri commerciali ad Ascoli Piceno, una città che perde progressivamente sia la popolazione sia i cd. negozi di vicinato. La sezione “William Scalabroni” di Italia Nostra interviene al riguardo con la nota che riportiamo, firmata dal presidente Gaetano Rinaldi.

Centri commerciali: la nota di Italia Nostra Ascoli Piceno

Repetita iuvant: ciò che manca per lo sviluppo della città.

Occorre forse ripetere il famoso motto latino per tornare a parlare delle condizioni della nostra città,  di ciò che si propone e realizza e di ciò che manca.

Recentemente è stata annunciata con grande clamore la realizzazione di nuovi centri commerciali. Come se quelli già esistenti non fossero sufficienti a soddisfare le esigenze di una popolazione in progressivo calo, sia per la grave crisi demografica sia per l’emigrazione dei giovani più dotati e preparati.

A più riprese abbiamo riferito quanto affermato dal grande architetto sen. Renzo Piano su ciò che occorre fare e realizzare per rivitalizzare le città sia che si tratti dei centri storici, sia che si tratti dei quartieri di nuova espansione o periferici. Accennando anche a quello che si è incominciato a fare nelle città più al passo con i tempi, vedi gli esempi di Parigi e Milano, per avviare il processo di rifunzionalizzazione non più rinviabile.  Si è parlato in proposito di città e quartieri dove tutti i servizi essenziali siano raggiungibili in quindici minuti percorrendo i percorsi a piedi e non utilizzando le auto.

Ebbene: per i servizi essenziali non si è parlato mai di centri commerciali.

Questo anche perché per la soddisfazione delle esigenze soddisfatte da questi centri si dovrebbe tendere a favorire la presenza dei negozi di vicinato. Quelli che una volta erano l’elemento fondamentale della vitalità e della socializzazione delle comunità presenti nei quartieri.

Quali dovrebbero essere, invece, i servizi e le strutture di cui dovrebbe essere privilegiata la presenza?

 A parte la realizzazione delle piazze, una vota elemento qualificante della struttura urbana delle città storiche del nostro paese, punto di incontro e di socializzazione delle comunità presenti in questi centri, e delle Chiese, che fortunatamente sono ancora presenti in numero rilevante nei centri storici ma non mancano nei quartieri periferici anche se non sempre di elevato livello architettonico,  Renzo Piano ha parlato della esigenza di prevedere la presenza di auditorium, centri di ricerca, musei. E aggiungerei teatri, cinema, biblioteche, luoghi di incontro e socializzazione e magari parchi, impianti sportivi, strade residenziali. E tutto quanto idoneo a favorire incontri, relazioni, sviluppo di socialità ed idee. Senza dimenticare l’esigenza di riportare nei quartieri il lavoro, l’artigianato, la scienza, i mestieri d’arte. E come indicato  a più riprese dalla nostra Sezione  creando laboratori utilizzando i tanti edifici  e le chiese in condizione di abbandono.

 Ebbene, di tutto ciò in genere non si parla, né si propone alcunché.

Si ritiene invece che sia sufficiente la presenza di un nuovo centro commerciale, che forse servirà a rubare un poco di clientela a quelli esistenti. O magari a far chiudere i pochi negozi di vicinato ancora esistenti. Ma di certo non saranno utili per soddisfare le esigenze di socialità e a favorire un solido sviluppo economico e sociale. E, forse, anche demografico della nostra città”.

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