Articolo
Testo articolo principale

L’anno che sta per concludersi si è rivelato tumultuoso sul versante dell’ambiente e della qualità dell’aria. Tra continui superamenti dei valori PM10, minacce di centrali a biomasse che dovrebbero sorgere come funghi, odori nauseabondi che minano la sicurezza di vivere in un luogo salubre, i cittadini marchigiani ed ascolani hanno dato prova di essere compatti nel voler salvaguardare l’aria e l’ambiente che li circonda attraverso la difesa di un bene comune di importanza primaria.

I DATI DELL’ARPAM – Da poco pubblicati, ci mostrano una situazione prevedibile ma pur sempre da tenere sotto controllo. Le centraline del territorio regionale, nel mese di novembre, hanno mostrato come i valori di concentrazione delle polveri sottili siano risultati superiori rispetto ai mesi precedenti, coerentemente all’aumento previsto nel periodo invernale. Dall’inizio dell’anno in alcune stazioni è già stato oltrepassato il bonus dei 35 superamenti consentiti del valore limite giornaliero di PM10 (pari a 50 µg/mc); in particolare la stazione di Ancona Torrette ha registrato 70 superamenti, Ancona Via Bocconi ne ha registrati 60, Ancona Porto 78, Falconara Scuola 59, Jesi 52, Fano Montegrappa 45. Le altre stazioni presentano un numero inferiore di superamenti ed un valore medio del periodo inferiore a 40 ug/mc. Le polveri PM2,5 prevedono un valore limite annuale pari a 25 ug/mc; nel periodo gennaio-novembre tutte le stazioni hanno presentato un valore medio inferiore al limite, ma anche in questo caso la valutazione deve essere effettuata sull’intero anno solare.

LA PROTESTA DEI CITTADINI – ha raggiunto l’apice lo scorso 20 ottobre in Ancona, quando fu indetta la grande manifestazione regionale “Giù le mani dalle Marche” a cui hanno partecipato ventinove tra comitati di cittadini ed associazioni, oltre a quattro formazioni politiche. In quell’occasione fu lanciato un chiaro segnale alle istituzioni: comitati, amministrazioni locali (sindaci ed amministratori, tra cui anche l’assessore Canducci) ed associazioni, come la Coldiretti, ribadirono il loro ‘no’ ad eventuali speculazioni sul territorio regionale, specie attraverso gli impianti a biomasse. Nonostante ciò, la Regione ha in origine espresso l’intenzione di individuare nuove centrali, in linea con il Paer (il testo che detta le direttive delle politiche energetiche regionali). Alcune tipologie di impianti sarebbero necessarie per il fabbisogno energetico regionale e non dovrebbero esserci grandi pericoli per l’ambiente circostante dato che, in ottobre, l’assemblea legislativa ha individuato le aree non idonee agli impianti (andando incontro alle rivendicazioni ambientaliste) orientandosi verso impianti di piccola taglia, quelli con una dimensione maggiormente compatibile con le caratteristiche del territorio e con la tipologia di domanda di energia delle Marche. Sarebbero quindi dei microimpianti adatti alla dimensione aziendale media delle imprese agricole regionali e fortemente integrabili con i fabbricati rurali.

IL PICENO – Il comitato “Aria Pulita – anti inquinamento” di Villa S. Antonio – Castel di Lama si è distinto nel portare avanti una battaglia ferrea a tutela della zona a ridosso della zona industriale di Campolungo, prima denunciando i continui sforamenti della centralina che era stata improvvisamente chiusa nel 2010, poi abbracciando la protesta contro l’eventuale centrale a biomasse che doveva essere installata in frazione Valle S. Martino di Appignano del Tronto, infine sollecitando le istituzioni a far luce su un neonato impianto dell’azienda Deatech di Campolungo. Il livello di guardia rimane ancora alto. C’è il nodo da sciogliere della Ocma, l’azienda che qualche anno fa fu coinvolta in un sequestro di tonnellate di rifiuti stoccati illegalmente nei propri impianti; azienda che continua tra l’altro ad emettere fumi di cui non si conosce bene l’origine, come denuncia il comitato anti-inquinamento. Inoltre, gli sforamenti registrati dalla centralina continuano a rimanere alti e non è stata concordata ancora una risoluzione al problema. Basti pensare che nel 2011 i superamenti dei valori furono 43 contro i 35 consentiti dalla legge nazionale.

L’EPISODIO DI MALTIGNANO – Lo scorso mese l’allarme inquinamento fu invece lanciato dal sindaco di Maltignano, Massimo Di Pietro, a seguito di un odore nauseabondo che si era propagato per l’intera zona industriale di Ascoli e Campolungo, unendosi al già fastidioso puzzo della discarica Relluce. Furono impiegate squadre di vigili del fuoco che controllarono l’intero nucleo industriale, rilevando la causa dell’odore nell’emissione di sostanze organiche volatili derivanti da idrocarburi.