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ASCOLI PICENO – “Impugneremo davanti al Tar la delibera dell’Unione dei Comuni”. L’annuncio arriva da Achille Buonfigli, presidente del Consorzio Universitario Piceno durante la conferenza stampa infuocata di questa mattina, convocata per rispondere al j’accuse del sindaco di Offida Valerio Lucciarini che, con una delibera di giunta, aveva bloccato il sostegno finanziario al Cup da parte della stessa Unione. Quarantamila euro in meno che andrebbero ad aggiungersi ai – ben più corposi – 600mila della Provincia di Ascoli Piceno che, causa nuova norma di legge, potrebbe far mancare al consorzio a partire dal 2016 e agli 800mila che la Fondazione ha già ritirato dal piatto.

UNA VICENDA POLITICA – Insomma, nonostante Buonfigli assicuri che il “Cup gode di ottima salute e affondare non è nei piani“, qualcosa pare muoversi in direzione opposta e contraria. Se nel bilancio 2014 ci sono 474mila euro di risorse aggiuntive, il due per cento delle quote rappresentato dall’Unione non dovrebbe rappresentare un problema, quanto meno da un punto di vista finanziario. E infatti, spiega Buonfigli, il problema è politico. “La scelta dell’Unione è evidentemente politica e dipende dal sindaco Lucciarini, lo stesso che il 22 luglio ha deliberato con la sua giunta il recesso dal Cup e 28 luglio 2011 era fuoriuscito dal consorzio come amministrazione di Offida. A questo punto, allora, vorrei sapere qual è il mio interlocutore e nella fattispecie a quale Partito Democratico io, da presidente del Cup, devo rivolgermi. Al Pd che sostiene lo sviluppo socio-economico del territorio e dunque anche la sua università o a quello che sottrae il proprio sostegno e innesca una polemica che danneggia gravemente sia l’immagine del consorzio che quella dell’intera comunità?”.

L’UNIONE DEI COMUNI SI RITIRA DAL CUP, MA LA DELIBERA NON VALE – Risale al 22 luglio scorso la delibera di giunta dell’Unione dei Comuni della Vallata del Tronto con cui l’ente ha deciso il recesso dal Consorzio Universitario Piceno. Decisione questa, tuona Buonfigli, illegittima da un punto di vista formale: “la materia dovrebbe essere di competenza del consiglio dell’Unione e non della giunta – ha spiegato il presidente del Cup in conferenza stampa -, inoltre nella seduta di giunta del 22 luglio mancava un membro, Andrea Cardilli, e l’approvazione non è stata nemmeno all’unanimità. Il recesso va invece presentato come proposta al consorzio, che se decide di accettarlo deve poi discutere con i consorziati la ripartizione delle quote del socio uscente. Socio che è legato al Cup non solo per le quote possedute, ma anche per le obbligazioni sottoscritte. Una volta seguito l’iter, la delibera del consorzio va poi discussa e accettata da ogni amministrazione comunale facente parte dell’ente stesso. Insomma il percorso è complesso e il recesso non è frutto di una scelta unilaterale trattandosi di un consorzio, a meno che chi lascia non si sia già accordato con qualcun altro per la cessione delle proprie quote”.

PER IL CUP L’ATTO DELL’UNIONE NON HA EFFICACIA –Questo atto è, perciò, inefficace – continua Buonfigli – ci è stato inoltre trasmesso a settembre, quando documenti di questo tipo vanno comunicati entro il 31 luglio di ogni anno. Dunque, anche ammettendo una legittimità che manca in questo caso specifico, il recesso avrebbe validità solo dal 2016″.

GLI STIPENDI D’ORO Ecco l’altra vicenda: gli stipendi d’oro. La provocazione era arrivata sempre dal sindaco di Offida Lucciarini e la risposta dal presidente del Cup: “voglio precisare e ricordare che il presidente e tutti i membri del consiglio di amministrazione del consorzio universitario piceno non godono né di stipendio, né di gettone di presenza. Per il nostro personale spendiamo 350mila euro l’anno, con nove dipendenti di cui quattro in part-time e uno stipendiato di fatto dall’università. Questa voce rappresenta il 15 per cento del bilancio dell’ente ed è frutto di una programmazione decennale del consorzio e dei suoi soci. Si tratta inoltre di somme assolutamente in linea con gli stipendi previsti dal Contratto Nazionale del Lavoro per le Autonomie Locali.Dal 2007 a oggi abbiamo ridotto di ben tre unità la forza lavoro a disposizione dell’ente. E grazie a questo personale abbiamo provveduto dal 2003 a oggi alla completa ristrutturazione organizzativa e finanziaria del consorzio”.

LA FONDAZIONE CARISAP E LA PROVINCIA – Sul piatto del consorzio mancano però anche i finanziamenti della Fondazione di Vincenzo Marini Marini su cui Buonfigli si esprime così: “la ritengo una scelta scellerata, ma la Fondazione è un ente privato che non deve rendere conto a nessuno. Dunque la decisione del presidente non è sindacabile, per quanto non condivisibile in quanto, così facendo, la Fondazione rinuncia a un ruolo fondamentale per il nostro territorio“. La Provincia, invece, ha annunciato che potrebbe ritirare la sua compartecipazione a partire dal 2016 causa norma di legge.

I DUBBI – Restano le perplessità sulla natura politica – come dichiarato dallo stesso presidente del Cup nell’incontro con i giornalisti – del sostegno a un ente che dovrebbe essere finalizzato alla crescita culturale e professionale – e dunque economica – di un territorio. Se l’ente non ha più il supporto degli amministratori della stessa comunità di cui si occupa, ci si potrebbe porre nuove domande in merito al suo ruolo e alla genuinità delle relazioni che emergono da questa vicenda. Benché politici, i meccanismi di valorizzazione di un sistema universitario territoriale dovrebbero, forse, mirare a un obiettivo più alto degli interessi di parte. Di qualunque parte si tratti. 

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