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ANCONA – Tanta mobilitazione per un mare di sì. Questa mattina le spiagge marchigiane sono state le protagoniste di una delle tante iniziative organizzate dal Comitato Marchigiano a sostegno del prossimo referendum in programma il 17 aprile contro le trivellazioni.

LA MOBILITAZIONE – Volontari e attivisti, nonostante il tempo inclemente, hanno pacificamente occupato spiagge e lungomari per incontrare i cittadini ed informarli sulle ragioni e le motivazioni per votare sì nei comuni di Gabicce Mare, Fano, Marotta, Senigallia, Montemarciano, Falconara M.ma, Ancona (Portonovo e Passetto), Numana, Porto Recanati, Porto Sant’Elpidio, Fermo, Porto San Giorgio, Grottammare e molte altre ancora.

LE RAGIONI DEL SI’ – “Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati e innovati del nostro Pianeta. – si legge in una nota – Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutto il petrolio presente nei fondali del mare italiano basterebbe a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi. L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca utilizzando la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina”.

SULLE FONTI FOSSILI – “Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. – proseguono – Il petrolio degli italiani è ben altro: turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative. Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro. – Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia insieme ad altri 194 paesi ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.

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