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Coronavirus e privacy: sono tempi difficili per tutti soprattutto per la protezione dei dati personali a causa dei diversi divieti imposti dalla legge sulla privacy che impone la tutela e il controllo sopratutto per la salute dei contagiati.

Quindi, quali informazioni possono essere divulgate? Ed è vero che scuole e comuni sono costretti a non rivelare dati e informazioni che riguardano i positivi?

Coronavirus e privacy, come funziona la protezione dei dati personali

La tematica relativa alla privacy e alla violazione dei dati personali si rivela molto attuale e soprattutto utile in questo periodo storico particolare dato dall’emergenza Coronavirus.

Il garante della privacy precisa infatti, che non possono essere diffusi  i dati personali che riguardano i contagiati o di coloro che sono stati messi in quarantena e vale per tutti, comuni, datori di lavoro, scuole e strutture sanitarie, che devono prestare molta attenzione a gestire le varie situazioni delle persone interessate partendo proprio dai loro nominativi.

In questi giorni di pandemia anche l’app “Immuni” chiama in causa  la normativa della protezione dei dati; il sistema tecnologico che aiuterà a contenere il numero dei contagi, raccoglierà tutto ciò che può essere necessario,  che riguarderà i contagiati e  coloro sottoposti al tampone e tutte le informazioni utili.

Chi deve prestare molta attenzione sono principalmente, le scuole che non sono tenute a comunicare alle famiglie degli alunni la notizia di eventuali parenti di studenti risultati positivi al virus,  coloro che hanno continuato a lavorare o tutti i passeggeri a cui dovrà essere misurata la temperatura prima della partenza. Lo stesso vale anche per  i datori di lavoro che  non possono far conoscere al resto del personale l’identità di eventuali dipendenti contagiati, così come non deve comunicarla al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.  

“Il compito spetta alle autorità sanitarie, ricostruire la mappa dei contatti dei contagiati e informarne gli interessati”ha spiegato l’Autorità guidata da Antonello Soro. Via libera quindi agli ospedali o  ad altre realtà mediche all’attivazione di  un servizio di call center per informare i parenti dei ricoverati da Coronavirus. Il servizio potrà essere svolto anche dando indicazioni via mail a chi è in isolamento domiciliare.

Ma la privacy non si limita solo ai positivi ma tutela anche coloro che beneficiano di particolari aiuti economici come può essere l’erogazione di buoni spesa o le persone più deboli e fragili che necessitano di assistenza fisica o psicologica.

Dati personali e social

Il fenomeno della diffusione dei dati personali è molto attivo anche nei social e mai come in questo periodo chat personali e di gruppo si sono trasformate in veri e propri vettori d’informazione dove è presente sempre qualcuno che funge da informatore e in alcuni casi fa anche la “cronaca” e il resoconto della vita dell’interessato, arrivando a raccontare anche le modalità di contagio.

E’ legittimo che tutti devono essere informati ma mai come adesso il diritto alla riservatezza e anche alla tutela della propria condizione di salute sono violati sopratutto sui social, dove molte volte circolano anche le foto dei soggetti in questione.

Attenzione! La divulgazione dei dati personali è punibile dalla legge con la reclusione da 1 fino a 6 anni e chiunque diffonda facendo anche da informatore, viola la legge. Ricordiamo inoltre che esiste anche il reato di procurato allarme, “Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da 10 euro a 516 euro”.  

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