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L’ondata di maltempo di ieri, con le violente e persistenti precipitazioni che hanno sferzato la regione, ha causato allagamenti e danni nei terreni agricoli. Terreni che sono stati invasi dalle acque. A quanto pare è soprattutto l’agricoltura che deve fare i conti con i cambiamenti climatici, lo dice anche Coldiretti Marche.

“Quest’anno il meteo – scrive l’associazione in una nota – si è contraddistinto per un inverno secco, ghiacciate primaverili e un’estate africana interrotta da violenti temporali e trombe d’aria. E ora piogge così tanto violente e intense che mettono a dura prova la stabilità idrogeologica del territorio”.

Perchè terreni non sono in grado di assorbire così tanta acqua in così poco tempo.

“Contrariamente alle dichiarazioni di alcuni sindaci del territorio – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche –  la responsabilità degli allagamenti e delle alluvioni non è in alcun modo degli agricoltori. Che invece sono i primi a subirne i danni. Anzi, si deve far tesoro della loro permanenza e della loro gestione delle colline e dei suoli. Permanenza e gestione che rappresentano il primo elemento di contrasto al dissesto idrogeologico. È forse il momento, invece, di capire che anche le precipitazioni piovose sono ormai imprevedibili come il resto delle manifestazioni meteorologiche. E che continuare a sottrarre terreni agricoli per una cementificazione selvaggia, eccessiva ed inutile continuerà a rendere il territorio sempre più fragile”.

Coldiretti, le Marche seconda regione d’Italia per cementificazione sulla costa

“L’Ispra – scrive Coldiretti – ci ricorda che nel 2020 nonostante la pandemia si è continuato a costruire. E si sono persi altri 145 ettari di suolo libero. In media ogni marchigiano ha rinunciato a quasi un metro quadro di verde”.

Intanto in Parlamento è ferma la legge sul consumo di suolo, mentre Coldiretti Giovani Impresa va avanti con la  raccolta firme per dire no al fotovoltaico a terra. Fotovoltaico che sottrae terreno agricolo in favore di energie rinnovabili che possono essere installate sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole.

“Il problema della cementificazione – si legge nella nota – è reale e sotto gli occhi di tutti. Il lavoro che fanno gli agricoltori, con la quotidiana gestione e manutenzione del territorio dal quale traggono reddito per le loro famiglie, è prezioso. Porta benefici per tutta la popolazione. La politica dovrebbe portare chiarezza su regole e responsabilità nell’amministrazione del territorio. E dovrebbe stringere con gli agricoltori un’alleanza per frenare il dissesto idrogeologico”.

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