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Nel deposito delle opere d’arte, fiore all’occhiello di Amandola, riparte l’attività del restauro a “porte aperte”. “Chi vorrà – spiega il prof. Luigi Pisani, responsabile del Deposito – potrà osservare da vicino il nostro lavoro. Potrà fare domande e curiosare tra le opere che stiamo recuperando. Una cosa così, c’è solo ad Amandola. Stiamo intervenendo sulle stazioni della Via Crucis della Chiesa del Beato Antonio, precisamente sulla V, sulla IX e sulla X. Ne abbiamo già restaurate 8″.  “Il deposito – aggiunge il sindaco di Amandola Adolfo Marinangeliè nato con l’idea di salvare le opere danneggiate dal sisma. Oltre il 70% dei capolavori amandolesi è stato recuperato, grazie a donazioni e ad investimenti del Comune”.

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Il Deposito di Amandola: sala espositiva

Amandola: il Deposito delle opere d’arte

Salvare, recuperare e valorizzare il patrimonio artistico-culturale della città. Tutte queste attività, ad Amandola, sono state concentrate in un unico luogo, il “Deposito” delle opere d’arte. La struttura, situata presso la ex Collegiata, oltre a essere un perfetto contenitore di capolavori artistici, è anche un laboratorio dove vengono restaurate e rimesse a nuovo le opere. Dopo il  terremoto del 2016, infatti, il patrimonio artistico di Amandola fu recuperato da chiese ed edifici danneggiati e in parte crollati. Per conservarlo, l’Amministrazione comunale, insieme alla Soprintendenza dei Beni culturali, aprì la struttura recuperata e adeguata per tale scopo. Dopo 7 anni, il Deposito/laboratorio è ancora in funzione e per l’estate 2022 ripropone un servizio molto apprezzato in passato: il restauro a porte aperte. 
 

“Da nessun’altra parte – dichiara orgoglioso il sindaco Marinangelisi può osservare da vicino il lavoro di un restauratore e vedere come un’opera danneggiata viene rimessa a nuovo. Nel 2016, abbiamo creduto in questo progetto. Con impegno e costanza, ancora oggi, stiamo portando avanti il nostro obiettivo: recuperare i capolavori danneggiati dal sisma. Si tratta di un Deposito certificato e autorizzato, che abbiamo aperto grazie all’appoggio e al sostegno della Soprintendenza e alle donazioni dei Comuni del Legnanese. Inoltre, ringrazio per la preziosa collaborazione l’Università di Urbino che, ormai da anni, segue il recupero di tutte le opere d’arte”.

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Il Deposito di Amandola: sala espositiva

 

Proteggere e valorizzare i propri tesori: Amandola ha un patrimonio di inestimabile valore.

 “Stiamo parlando – continua il Sindacodi capolavori di pregevole fattura, che fanno parte della storia di Amandola. Molte opere provengono da chiese, come quella del Beato Antonio, altre dal Convento dei Cappuccini o da quello delle Monache Benedettine. Altre ancora dall’Archivio storico Comunale, come le pergamene dell’anno mille, per le quali stiamo allestendo un’apposita area adiacente al laboratorio di restauro”. Il Deposito non è solo un luogo dove si recuperano le opere, è anche un luogo dove poterle ammirare. “I capolavori – sottolinea Marinangeli – una volta recuperati, vengono esposti nell’apposito spazio a loro dedicato. Il turista, o l’appassionato, che viene a osservare il restauro a porte aperte, può ammirare le opere in una sala a loro dedicata. Inoltre, nello stesso edificio, al piano terra, c’è un altro nostro fiore all’occhiello: il Museo del Paesaggio”.
 
Tornando alle pergamene dell’anno Mille dell’Archivio storico comunale: verranno esposte in apposite pareti attrezzate. “Il tutto – dice il prof. Pisanidovrebbe essere pronto intorno al mese di ottobre, per una mostra dedicata. Oltre alle pergamene, dal grande valore storico, ci sono quadri molto preziosi e per mostrare tutto questo al meglio era necessario allargare lo spazio espositivo. Poi, insieme alla Soprintendenza, digitalizzeremo le pergamene, per renderle fruibili anche dal web”.
 

Amandola: il restauro a porte aperte

“Al primo impatto – confida Silvia Barcaioni, la restauratrice che si sta occupando del recupero delle stazioni della Via Crucis – è strano lavorare con le persone intorno. Mi piace. La gente che entra a vedere, rimane affascinata da questo mestiere e da come un’opera riacquisti nuova vita con il restauro. Spesso le persono non si rendono conto di quanto lavoro e minuziosità ci siano dietro un singolo quadro. L’aspetto più particolare del restauro a porte aperte, è che turisti e curiosi possono osservare da vicino un processo che altrimenti rimarrebbe segreto. In nessun’altra città viene offerto un servizio simile, occorre cogliere quest’occasione unica. E’ bello il confronto con il pubblico, rispondere a domande e curiosità e trasmettere la mia passione per l’arte. Certo, le visite ti portano via del tempo, ma sono molto piacevoli”.

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Stazione numero VIII della Via Crucis

Amandola: il restauro delle stazioni della Via Crucis

Il lavoro di restauro delle singole stazioni della Via Crucis è impegnativo. “Dapprima – spiega la restauratrice – si fa un lavoro di pulitura dagli strati di bitume e vernice sovrammessi. Poi, essendo opere in prima tela mai restaurate prima, vanno tolte dal telaio originale. Si procede quindi all’applicazione di una striscia di streep lining, che corre sui bordi, così da poterle riapplicare sul telaio originale. Poi si applica uno strato protettivo di finitura, che ha la funzione di salvaguardare l’opera. Però deve essere rimovibile, perché il nostro principio è la reversibilità, ovvero avere la possibilità di intervenire in futuro con un nuovo restauro o un’ulteriore pulitura. Ad intervento finito, le opere riavranno il loro originale splendore, con i pigmenti brillanti e lucenti”.

Info utili

Come anticipato, il Museo e il laboratorio di restauro saranno aperti al pubblico per l’intero mese di agosto. Gli orari: mattino dalle 10.00 alle 13.00 e  pomeriggio dalle 15.00 alle 19.00.
 
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