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Mascherine: il tema del loro riciclo sarà cruciale allo scoccare della Fase 2, tanto che uno studio del Politecnico di Torino ha stimato che, solo in Italia, se ne utilizzerà un miliardo al mese.

Il problema non riguarda solo la salute pubblica ma anche l’ambiente: questi dispositivi sono molto resistenti e in grado di durare decine di anni prima di decomporsi, come del resto la maggior parte della plastica.

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Mascherine: è possibile differenziarle?

Innanzitutto, occorre ricordare che esistono diversi tipi di mascherine: semplici, o chirurgiche, e le Ffp2 e Ffp3, che possono essere con o senza valvola; tutte fatte, in ogni caso, di materiali compositi, perciò difficilmente smaltibili e riciclabili. 

Mario Grosso, professore associato in gestione e trattamento dei rifiuti solidi al Politecnico di Milano, ha dichiarato che, specie agli inizi, riciclare le mascherine sarà impossibile perché, senza contare le difficoltà tecniche, si andrebbe a smuovere materiale potenzialmente infetto, dove, tra l’altro, il virus è in grado di resistere a lungo.

L’obiettivo, sicuramente, deve essere quello di minimizzare i rischi per la salute degli operatori: “La catena di gestione deve essere lapiù cortapossibile. Le mascherine vanno buttate nell’indifferenziato e in sacchetti ben chiusi. Poi portate al cassonetto. Da lì vengono raccolte con i camion della nettezza urbana e scaricate direttamente nella fossa del termovalorizzatore più vicino”, ha spiegato Grosso.

Per le regioni che non dispongono di inceneritori a sufficienza, sarà necessario far smaltire le mascherine nei territori limitrofi.

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